Abbiamo raccolto numerosi contributi provenienti dalle regioni, cominciando dal Nord dove le cose dovrebbero essere più chiare, a sentire gli informatori (chiare????). Naturalmente chi ha notizie più dettagliate e diverse è pregato di segnalarle con un commento che potrà non essere pubblicato come tale ma costituire la base di un nuovo articolo (come faremo fra un paio di giorni su una questione interessante che ci è stata sottoposta).
Per prima cosa un’analisi dei numeri, della quale siamo debitori ad una persona che ci assicura essere precisa e quindi ci fidiamo; quanti voti sono necessari per essere eletti? dipende.
Da cosa dipende? dalla maggiore o minore dispersione dei voti stessi; se molti voti vengono dati a candidati che poi non ce la fanno, il cosiddetto quorum (che poi sarebbe un’altra cosa ma così dicono tutti) ovviamente si abbassa; se invece i voti convergono compatti su un numero di candidati di poco superiore a quelli da eleggere il quorum si alza.
I voti disponibili sono in tutto 486 e le poltrone sono 11; però non fate 486 diviso 11 perché non avrebbe senso; vediamo piuttosto come andò la precedente tornata elettorale.
I voti disponibili erano in totale 532, ma col discusso annullamento del voto di Verona i voti validi diventarono 532 – 8 = 524.
Furono votati 17 soggetti; i voti chiamiamoli ‘dispersi’ furono in tutto 83; il primo dei non eletti prese 31 voti.
L’ultimo degli eletti ha avuto 34 voti, ma senza il caso di Verona il quorum si sarebbe attestato intorno a 37-38.
Questo dato è influenzato anche dai voti dispersi: nel 2013 abbiamo detto che erano 83, ma si tratta di un valore molto alto che probabilmente non si riprodurrà; tenendo conto sia del minor numero di voti disponibile (che abbassa il quorum) e della minor dispersione dei voti (che alza il quorum) è sensato pensare che il quorum odierno possa attestarsi intorno ai 38 voti, cioè 40 per avere la massima sicurezza.
E veniamo all’analisi delle regioni.
PIEMONTE-VAL D’AOSTA: dispongono di 45 voti e quindi possono eleggere senza problemi un loro candidato; rispetto al quorum stimato avanzano 5 voti da distribuire, ovviamente alla Ringhio Band; per quanto il riguarda il candidato in sostituzione di Foresto di Asti l’unto del signore (con la s minuscola perché non è quello che si intende normalmente) e col beneplacito di Cassa Nostra pare sia un certo Spinelli presidente del Collegio di Cuneo, anche se in una qualche misura avanzano pretese una signora figlia di cotanto padre e un anziano delegato Cassa e presidente di un Collegio di quattro gatti.
LOMBARDIA: dispone di 67 voti che però non andranno tutti nella stessa direzione; sono effettivamente tanti e i lombardi vorrebbero eleggere un nuovo consigliere, un giovane di bell’aspetto (anch’egli ben prono a Ringhio) e poi – pare non senza contrasti – confermare Ciccio Gabbati. Da soli non ce la possono fare, quindi si pensa che vadano a caccia di voti, anche se corre voce che non c’è problema e la cosa sarebbe già sistemata dai due consiglieri lombardi di Cassa Nostra, che evidentemente hanno argomenti miracolosi.
TRIVENETO: dispone di 58 voti e quindi i suoi Collegi sono particolarmente corteggiati visto che, dopo aver votato il veneziano Biscaro (Venezia deve essere risarcita per quanto accaduto nel 2013) gliene potrebbero avanzare perfino 18. I voti sono stati opzionati da Ringhio che vorrebbe fare il pieno al Nord per cercare di mettere in sicurezza la sua compagine, che indubbiamente soffrirà al Centro e al Sud (Isole comprese). Non è però chiaro come la pensino tutti i triveneti e se siano disponibili a rinunciare a trattarli in proprio.
LIGURIA: ha 16 voti ovviamente tutti per Ringhio, anche se si dice, nemmeno tanto sottovoce, che ci sia un Collegio importante a cui avrebbe fatto girare le scatole (non sappiamo perché); scommettiamo però che andrà finire a tarallucci e vino?
EMILIA ROMAGNA: situazione complessa da decifrare; intanto hanno 38 voti e quindi potrebbero essere al limite (il quorum di sicurezza dovrebbe essere 40), ma è difficile che tutti i Collegi trovino un candidato comune. Considerato che non si ripresenta Villi di Forlì, che ha già fatto due mandati, di cui l’ultimo in opposizione solitaria a Ringhio, gli auto-candidati sono la già nota Marionetti, che ambirebbe a essere la prima donna consigliera ed ha l’appoggio prepotente del suo capo, Napolino (vi ricordate chi è, vero?) che per farla eleggere si affiderà a Ringhio che ha un grosso debito elettorale nei suoi confronti; dopo di lei svettano due leccaculisti acrobatici, cioè Palmiro La Piadina e Scialbo Inutiloni, i quali hanno il gradimento di Ringhio, ma tre per una poltrona sono veramente troppi: comunque vada dovranno cercare voti all’esterno.